L’osteoartrosi, comunemente conosciuta come artrosi o come osteoartrite dall’inglese osteoarthritis, è una malattia degenerativa ed è una delle cause più frequenti di dolori alle articolazioni. Si calcola che ne vengano colpite circa una persona su dieci e, in particolare, nelle persone over 50 si calcola che interessi una persona su due.
Di solito l’insorgenza è collocata attorno ai 40-50 anni età: mentre prima dei 40 anni si stima una prevalenza di casi tra gli individui di sesso maschile, tra i 40 e i 70 anni sono le donne ad esserne colpite più facilmente. Infine, dopo i 70 non c’è una prevalenza tra i due sessi.
Si tratta di una patologia progressiva, che, con il passare del tempo, può diventare sempre più invalidante.
L’osteoartrosi è una patologia invalidante che colpisce le strutture articolari, soprattutto quelle più facilmente sottoposte a usura e a frequente sollecitazione meccanica.
Sebbene il processo degenerativo colpisca la cartilagine, il termine osteoartrosi si riferisce più correttamente a una manifestazione patologica che interessa tutta quanta la struttura articolare, in particolare l’osso subcondrale e la membrana capsulo-sinoviale. Ciò provoca uno scompenso funzionale, detto anche joint failure[1].
Sebbene le lesioni a livello articolare possano essere di entità diversa, con il passare del tempo è molto probabile un peggioramento. Va tenuto in considerazione che prima dei 40 anni, circa la metà delle persone affette da osteoartrosi non ne è a conoscenza, in quanto in questi pazienti i sintomi non si manifestano e la patologia diventa difficilmente diagnosticabile se non attraverso radiografia[2].
Tutte le articolazioni possono essere colpite dall’artrosi, tuttavia in alcune di esse questa patologia si presenta con maggiore frequenza.
La mano rappresenta una delle articolazioni che viene colpita più precocemente dall’artrite. In particolare, l’artrite della mano colpisce il polso, le falangi e l’articolazione carpo-metacarpale.
Nella mano, infatti, vi sono ben 27 ossa che la rendono una articolazione particolarmente complessa. La rigidità, il dolore e il gonfiore provocati dalla osteoartrite ne ostacolano la funzionalità in modo serio.
Altre tipologie di artrosi molto frequenti sono l’artrosi dell’anca o coxartrosi, l’artrosi alle ginocchia o gonartrosi, l’artrosi della caviglia, artrosi della spalla e l’artrosi cervicale.
Le forme dell’osteoartrosi si possono suddividere in primarie e secondarie.
Nella forma primaria, generalmente l’osteoartrite si presenta in forma idiopatica. Ciò significa che non è sempre possibile individuare le cause specifiche o che possono presentarsi più cause in contemporanea. In linea di massima contribuiscono alla formazione dell’osteoartrite fattori come la predisposizione genetica, l’età, la presenza di endocrinopatie e disordini metabolici[3].
In genere, si può dire che esistono dei fattori di rischio che possono provocare lo squilibrio meccanico dell’articolazione il quale, a sua volta, provoca un sovraccarico sull’articolazione.
Per quanto riguarda, invece, la forma secondaria, essa è a sua volta generata da un’altra patologia, come infezioni, anomalie articolari presenti fin dalla nascita, patologie metaboliche, artrite reumatoide o gotta. In questi casi le cause sono da riferire alla patologia da cui è generata.
Per l’artrosi primaria è probabile che vi siano dei fattori predisponenti generali che rendono più probabile l’insorgenza della patologia:
Oltre ai fattori predisponenti, esistono dei fattori legati alla specifica articolazione che possono provocare problemi a carico dell’articolazione.
Per quanto riguarda l’osteoartrosi secondaria, l’eziologia è da riferirsi a patologie o affezioni congenite che provocano alterazioni cliniche tipiche dell’artrosi:
L’osteoartrite ha un’insorgenza progressiva e generalmente colpisce una sola articolazione per poi estendersi progressivamente.
I sintomi più comuni sono:
Poiché si tratta di una patologia degenerativa, il focus della terapia consiste nella riduzione del dolore e nel contrasto della riduzione della mobilità.
L’EULAR (European League Against Rheumatism) raccomanda un approccio combinato tra trattamento farmacologico e non farmacologico.
La terapia non farmacologica dovrebbe prevedere un’informazione corretta sui fattori di rischio, mettendo a conoscenza i pazienti degli stili di vita che possono influire sull’andamento della patologia.
In particolare, sono consigliati:
Si ricorda che le informazioni riportate sono a solo titolo consultativo e non si sostituiscono ad una diagnosi medica. In caso di sintomi consultare sempre il proprio medico o uno specialista.
Prevalentemente la terapia farmacologica prevede la prescrizione di farmaci che hanno la funzione di ridurre il dolore, contrastare la limitazione della mobilità e ridurre l’infiammazione.
In particolare:
La diagnosi dell’osteoartrosi avviene attraverso la visita obiettiva, l’anamnesi, le radiografie ossee ed esami ematici specifici.
In genere, però, le radiografie non sono sufficienti ad una diagnosi precoce, in quanto le prime alterazioni compaiono a livello di cartilagine e non sono identificabili con questo tipo di esame.
Inoltre, non sempre le alterazioni rilevate dalle radiografie rappresentano la gravità della patologia in relazione ai sintomi: talvolta, soggetti che lamentano dolori molto intensi presentano alterazioni minime nella radiografia.
Di conseguenza, l’esame dei sintomi è fondamentale e si diagnostica l’osteoartrosi quando sono presenti i seguenti criteri:
[1] Renato Rizzi, Dizionario ragionato di Reumatologia con Elementi di Clinica, Semeiotica, Terapia, 2020
[2] https://www.msdmanuals.com/it-it/casa/disturbi-di-ossa,-articolazioni-e-muscoli/patologie-articolari/osteoartrite-oa
[3] Luigi Molfetta – Francesco Molfetta, Patologie dell’apparato locomotore. Manuale di Ortopedia e Traumatologia, 2017
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