L’osteoartrosi della caviglia (o artrosi della caviglia) è una patologia degenerativa che si instaura nell’articolazione della caviglia, che collega il piede alla tibia.
Così come per le altre articolazioni colpite da questa patologia, anche per la caviglia le cause possono essere di tipo primario idiopatico, oppure può essere la conseguenza di traumi o di altre patologie.
Rispetto a ciò che avviene per le altre articolazioni, la forma post traumatica ha una incidenza maggiore, in quanto la caviglia è particolarmente soggetta a infortuni articolari.
L’artrosi alla caviglia è una patologia invalidante ed è una delle cause di dolore al piede (link alla pagina del dolore al piede), soprattutto negli anziani.
La caviglia è una articolazione particolarmente delicata, in quanto il peso del corpo si scarica su questa parte, che gestisce anche i movimenti del piede: nella caviglia si incontrano la tibia distale, il perone e l’astragalo prossimale. La tibia e il perone sono uniti tra di loro attraverso i legamenti e formano una specie di staffa conosciuta come mortaio. L’astragalo si incunea perfettamente tra tibia e perone: questa articolazione permette al piede di avere stabilità ossea e di articolare i movimenti [1].
Le superfici dell’articolazione della caviglia hanno ampie aree di contatto: sebbene la caviglia abbia dimensioni piuttosto ridotte rispetto al resto del corpo, questo permette di distribuire il peso su una superficie relativamente ampia, in modo tale che, a sua volta, la pressione sull’articolazione sia ridotta.
Quando si verificano dei traumi in questa articolazione, possono esserci delle lesioni alle superfici articolari che ne diminuiscono la superficie di contatto.
Ciò può provocare l’aumento della pressione su alcuni punti specifici, favorendo l’instaurarsi di patologie come l’osteoartrosi, che danneggia le strutture connettive come la cartilagine.
Infatti, proprio la degenerazione della cartilagine articolare è uno degli elementi indicativi dell’instaurarsi di questa patologia.
Per l’artrosi della caviglia si distinguono forme primarie idiopatiche ovvero con una serie di cause di cui non è possibile stabilire quella prevalente, forme post-traumatiche e forme secondarie, che si manifestano come conseguenze di altre patologie. A differenza di altre articolazioni come la gonartrosi (link alla pagina dell’artrosi del ginocchio) e della coxartrosi (link alla pagina dell’anca, le forme primarie della artrosi della caviglia sono piuttosto rare. Si calcola che rappresentino circa l’1% delle osteoartriti [2].
Le forme post traumatiche sono senza dubbio le più frequenti. Le forme secondarie sono determinate da patologie degenerative, come l’artrite reumatoide. Esse sembrano essere più frequenti delle forme primarie ma comunque non così frequenti come quelle post-traumatiche.
Rispetto a ciò che avviene per altre articolazioni, in particolare nell’anca e nel ginocchio, le forme primarie di osteoartrosi della caviglia sono notevolmente meno frequenti.
Anche nel momento in cui sia presente una forma di osteoartrite, non è frequente che in questa articolazione la degenerazione dei tessuti proceda fino a raggiungere livelli di gravità importanti.
Probabilmente ciò avviene per le caratteristiche particolari della caviglia da un punto di vista anatomico e meccanico. La caviglia, infatti, ha un’area di contatto più piccola rispetto ad altre articolazioni e ha una distribuzione diversa della pressione.
Probabilmente anche la cartilagine in questa sede presenta una resistenza relativamente più alta rispetto a ciò che avviene in altre articolazioni e ciò potrebbe renderla meno soggetta alle degenerazioni provocate dall’artrosi. La maggiore resistenza sarebbe strutturale, in quanto essendo una articolazione particolarmente delicata e sottoposta a un elevato carico, è fisiologicamente costruita in modo tale da subire una minore risposta alle stimolazioni cataboliche e ad avere una maggiore rigidità compressiva
Tutto ciò spiegherebbe perché le osteoartrosi primarie alla caviglia rappresentano unicamente il 7% del totale [3].
L’osteoartrosi post-traumatica della caviglia è senza dubbio la forma più frequente. Anche in questo caso si tratta di una forma secondaria ma, anziché essere generata da altre patologie, ha origine da un trauma e dalle complicanze che ne seguono. Mentre le forme di artrosi primaria colpiscono prevalentemente gli anziani, le forme secondarie possono insorgere anche nei soggetti con meno di 40 anni.
I sintomi dell’artrosi alla caviglia si possono presentare il modo diverso a seconda dello stadio della malattia e della gravità. Così come avviene per le altre forme di artrosi, il dolore è il sintomo principale, ma ce ne sono anche altri. Riconoscerli tempestivamente può essere importante per iniziare i trattamenti corretti precocemente.
L’inattività e l’irrigidimento articolare provocati dall’artrosi tendono a far peggiorare le condizioni generali. Di solito, infatti, si registra una maggiore difficoltà a muoversi quando ci si alza la mattina dopo il riposo notturno o quando si sta a lungo seduti.
A seconda della gravità della malattia, possono essere consigliati trattamenti diversi che prevedono sia la terapia farmacologica, sia terapie fisiche attraverso l’esercizio moderato.
La terapia farmacologica prevede l’utilizzo di farmaci che riducono il dolore, combattono la riduzione della mobilità articolare e riducono l’infiammazione.
In particolare:
Si ricorda che le informazioni riportate sono a solo titolo consultativo e non si sostituiscono ad una diagnosi medica. In caso di sintomi consultare sempre il proprio medico o uno specialista.
Studi recenti hanno dimostrato che l’attività fisica, se gestita in modo corretto e moderato, può portare a migliorare le condizioni fisiche.
La riduzione del dolore avviene grazie al potenziamento muscolare, al miglioramento dell’equilibrio e della stabilità della gamba.
In questo caso, gli esercizi vanno programmati ed eseguiti sotto la supervisione di un fisioterapista.
Come per le altre forme di osteoartrosi, anche per l’artrosi alla caviglia la diagnosi inizia con un esame obiettivo e con l’anamnesi, attraverso le quali lo specialista potrà valutare i sintomi e prescrivere eventuali esami di approfondimento.
Attraverso la radiografia si possono osservare eventuali perdite di spazio articolare tra la tibia, il perone e l’astragalo, che indicano la riduzione dello strato di cartilagine. Inoltre, nel caso siano presenti, si può osservare la formazione di osteofiti.
La RMN è utile per valutare le condizioni delle strutture connettive e dei tessuti molli, nel caso le radiografie non siano sufficienti alla diagnosi.
[1] https://orthopaedia.com/page/Arthrosis-of-the-Ankle-and-Hindfoot
[2] https://www.physio-pedia.com/Ankle_Osteoarthritis
[3] https://www.physio-pedia.com/Ankle_Osteoarthritis
[4] https://www.arthritis-health.com/types/osteoarthritis/ankle-arthritis-symptoms
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