L’osteoartrosi della spalla, o artrosi della spalla, è una patologia degenerativa che colpisce l’articolazione provocando una graduale degenerazione dei tessuti connettivi, in particolare della cartilagine.
Così come avviene per le altre articolazioni soggette a questo disturbo, anche per l’osteoartrosi della spalla, le condizioni dei pazienti peggiorano lentamente, fino a raggiungere uno stadio cronico.
Poiché colpisce prevalentemente persone oltre una certa età, l’aumentare della speranza della vita nei paesi occidentali ha portato a un aumento dei casi.
Oltre al dolore, anche la rigidità muscolare e la difficoltà a compiere movimenti provocano importanti conseguenze sulla qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie.
L’artrosi della spalla è una patologia invalidante che colpisce le strutture articolari della spalla.
A causa di essa si instaura un processo degenerativo che porta alla rottura progressiva, meccanica e biochimica della cartilagine articolare e di altri tessuti articolari, comprese le ossa e la capsula articolare. Con l’usura della superficie articolare, l’attrito all’interno dell’articolazione aumenta, causando dolore e disabilità.
Questa articolazione, più propriamente definita scapolo-omerale, è composta dalla testa dell’omero, che è inserita nella parte concava della scapola, che viene definita cavità glenoidea: in questo punto la cartilagine superficiale ha la funzione di formare un cuscinetto che, grazie alla presenza di liquido sinoviale, permette alle ossa di scorrere l’una nell’altra senza sfregamenti né frizioni.
L’articolazione della spalla, come quella dell’anca, è una articolazione particolare, nella quale le parti ossee si incastrano perfettamente: la testa dell’omero ha una forma sferica, che corrisponde nell’anca alla testa del femore, si inserisce nella cavità glenoidea, che corrisponde all’acetabolo nell’anca. Questa forma particolare fa sì che entrambe le articolazioni vengano classificate enartrosi, o diartrosi a sfera.
Man mano, che avanza il deterioramento, diventa sempre più difficile articolare i movimenti e cominciano a comparire i dolori. Negli stadi più avanzati della malattia, le parti più esterne delle ossa giungono a toccarsi e a sfregare, rendendo quasi del tutto impossibili i movimenti.
Come già avviene nella coxartrosi lo stress meccanico provocato dallo sfregamento osseo può generare osteofiti, che sono degli speroni ossei che, a loro volta, ostacolano la mobilità.
Anche nella spalla così come avviene per le altre articolazioni, lo sviluppo dell’artrosi può essere idiopatico, ovvero senza cause apparenti, ma provocato da una serie di fattori concomitanti, che vengono indicati come fattori predisponenti.
Le forme secondarie, invece, si instaurano come conseguenza di traumi precedenti oppure in seguito alla presenza di altre patologie degenerative, come l’artrite reumatoide, oppure da displasia dell’anca, patologie dell’anca, infezioni o traumi.
Esistono molti fattori di rischio per l’artrosi della spalla, tra cui età, genetica, sesso, peso, infezione articolare, storia di lussazione della spalla e lesioni precedenti. Alcune occupazioni che richiedono un uso continuo dell’articolazione, come l’edilizia pesante o alcuni tipi di sport, possono essere anch’essi fattori di rischio:
Oltre ai fattori predisponenti, esistono altre cause, legate alle condizioni dell’anca stessa, che possono innescare un processo di artrosi a carico dell’articolazione.
Come avviene per altre patologie artrosiche, spesso la sua insorgenza è scatenata o peggiorata da lesioni traumatiche. Nella spalla, che è una articolazione particolarmente complessa, fratture o distorsioni della spalla o lussazioni possono indurre la comparsa della patologia.
Si tratta di una patologia che può insorgere nel momento in cui il flusso del sangue nell’area della testa dell’omero si interrompe, in seguito a un trauma grave, come una frattura, o per problemi di tipo vascolare. Ciò provoca una sofferenza cartilaginea sulla quale si può instaurare un processo artrosico.
Oltre agli infortuni e agli eventi traumatici alla spalla, anche le patologie infiammatorie possono provocare osteoartrosi, così come avviene anche nelle altre articolazioni, tra cui mani, ginocchio, anca. Tra queste, vi sono:
Il tipico sintomo dell’artrosi della spalla è il dolore acuto molto intenso, che peggiora durante l’attività e che spesso è localizzato posteriormente. Nei casi avanzati, la rigidità crea limitazioni funzionali significative.
I sintomi più comuni sono:
A differenza di altre articolazioni come le mani, le ginocchia o il piede, non sono visibili le deformità in quanto gli osteofiti che si formano sono interni e sono osservabili solo attraverso radiografia.
Negli stadi più avanzati della malattia, possono subentrare complicanze dovute al dolore cronico, ma anche alla notevole limitazione della mobilità. Alcune persone colpite da osteoartrosi della spalla possono avere difficoltà a compiere azioni quotidiane anche molto semplici, come vestirsi.
Ciò può influire negativamente sulla qualità della vita e causare fenomeni di depressione e di aumento dell’ansia.
I trattamenti per l’artrosi della spalla si dividono tra terapie conservative, che hanno l’obiettivo di ridurre il dolore e di contrastare la rigidità articolare, e terapie chirurgiche per riparare la cartilagine danneggiata.
La terapia conservativa comprende sia l’utilizzo di farmaci che riducono il dolore, combattono la riduzione della mobilità articolare e riducono l’infiammazione, sia esercizi di fisioterapia per contrastare il procedere della malattia e per insegnare ai pazienti quali siano i movimenti più opportuni.
In particolare, la terapia farmacologica comprende:
Si ricorda che le informazioni riportate sono a solo titolo consultativo e non si sostituiscono ad una diagnosi medica. In caso di sintomi consultare sempre il proprio medico o uno specialista.
In alcuni casi, può essere consigliata la terapia chirurgica. Si distinguono diversi tipi di interventi, a seconda del momento e del metodo con cui vanno eseguiti:
Per fare una diagnosi corretta di artrosi della spalla, lo specialista, di solito, provvede a un esame clinico obiettivo e all’esame dell’anamnesi. I primi approfondimenti diagnostici potrebbero avvenire attraverso la radiografia che, assieme alla valutazione del dolore, della forza muscolare e del livello di mobilità, è utile per comprendere lo stato di avanzamento della malattia.
Le radiografie, infatti, vengono utilizzare per osservare i spazi articolari, sia a livello gleno-omerale sia sub-acromiale: nel momento in cui gli spazi siano ridotti, è probabile che la cartilagine si sia assottigliata e che le ossa possano essere a contatto.
Ulteriori approfondimenti possono essere fatti tramite risonanza magnetica e TAC con ricostruzioni 3D, soprattutto nel caso sia in programma l’intervento chirurgico per la ricostruzione della cartilagine.
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